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Chi sono i millennial? Dal punto di vista demografico, costituiscono la generazione con la più ampia forza lavoro. Al tempo stesso sono anche i partecipanti più attivi all’imperante gig economy, l’economia dei lavori trovati tramite le piattaforme per free lance, e la fascia di popolazione più tecnologicamente connessa della storia.

Molte fonti deridono la loro tendenza a essere sempre online, ma sono poche quelle che approfondiscono il perché di questa costante connessione. Non solo, ancora meno quelle che valutano il modo in cui, in concreto, i millennial si connettono ai propri dispositivi e dati.

Per colmare questo vuoto di informazione, Acronis, azienda che si occupa di protezione informatica e delle soluzioni cloud ibride, ha condotto un’indagine mirata a capire come questa generazione considera le due tecnologie che usa più spesso per l’interazione digitale: smartphone e social media.

Costruirsi un’identità digitale

Le tecnologie più recenti hanno trasformato le modalità di interazione tra le persone e il mondo in cui vivono. Prima generazione di nativi digitali, i millennial sono quelli ad aver reagito con più prontezza a questi cambiamenti.

Ad esempio, sebbene oggi la maggior parte degli adulti possieda uno smartphone, i millennial sono in testa per quanto riguarda l’adozione di smartphone e social media. Scattano in media 900 foto l’anno e le condividono sulle piattaforme sociali più diffuse, come Instagram (52%) e Snapchat (47%). Al di là di questi dati, però, per molti di loro dispositivi e piattaforme non sono solo un modo per socializzare e fare selfie, ma rappresentano la propria identità a 360 gradi…. e temere di perderla

Dalle risposte fornite al questionario di Acronis emerge che il 37% dei millennial ritiene che il valore della propria identità online sia “molto alto“, mentre il 14% afferma che le identità online “siano tutta la loro vita”. Sin dall’avvento dei social media e della gig economy, la connessione digitale è alla base della partecipazione alla vita sociale, professionale e civica dei millennial.

Questa dipendenza emerge prepotentemente quando il 75% di coloro che hanno perso il proprio dispositivo e i dati in esso contenuti riferisce di essersi sentito sconvolto (19%) o turbato (56%).

Gli esperti non sono sorpresi da questo attaccamento emotivo a dispositivi e dati.

“I dispositivi digitali sono importanti per tutti, ma per i millennial, in quanto prima generazione cresciuta nell’era digitale, lo sono molto di più”, afferma Sonya Veytsman, terapeuta e assistente sociale a New York. “Man mano che invecchiano, i loro ricordi, foto e dati si accumulano sui dispositivi, ai quali non deve accadere nulla. In caso contrario, l’impatto viene avvertito tanto a livello mentale quanto sia fisico. Se il telefono va perduto in un incendio, o i dati online, il sentimento legato alla perdita è intenso anche se si riceve un indennizzo per acquistare un nuovo dispositivo.”

I millenial usano queste tecnologie per raccontarsi agli altri e per interagire con ogni aspetto della propria vita. Sono un archivio per i contatti sociali ma, con l’espansione delle piattaforme per freelance, anche per la vita professionale. Per questo la perdita dei dispositivi e dell’identità digitale che essi contengono può lasciare sconcertati.

Siamo in presenza di una reale dipendenza dai display?

Non proprio. Quasi un terzo (32%) degli intervistati ha confermato ad Acronis di controllare il telefono più di 31 volte al giorno, ma il restante 68% lo attiva soltanto da una a tre volte l’ora, un dato che non appare completamente irragionevole.

L’indagine rivela inoltre che tra i millennial l’attaccamento al proprio dispositivo è distribuito in modo uniforme: il 51% dice di non essere ansioso quando non ha con sé il telefono, mentre il 49% afferma di essere ansioso (23%) o a volte ansioso (26%).

Dietro queste risposte c’è probabilmente la fiducia intrinseca riposta nella sicurezza offerta dalle tecnologie, il che può però implicare la mancata adozione delle necessarie misure di protezione delle proprie informazioni.

Come vengono protette le identità e i dati sui dispositivi mobili?

Come mostra quel 51% di intervistati che riferisce di aver smarrito le foto o i dati presenti sui propri telefoni, la perdita delle informazioni è un evento possibile anche tra i millennial. Ciò che rende il dato interessante è il fatto che il 18% afferma di non utilizzare né la password né il riconoscimento facciale per proteggere i propri telefoni. La buona notizia è che invece una percentuale di intervistati molto elevata, il 64%, adotta una password per proteggere i dati mobili, mentre il 19% ha attivato sia la password che il riconoscimento facciale.

Considerata l’importanza che gli smartphone hanno assunto per i millennial, questa contraddizione appare sorprendente. Che la causa sia nella rapidità delle innovazioni tecnologiche o nel costo della protezione dati, è fuori di dubbio che i millennial debbano prestare più attenzione alla protezione informatica per compensare l’uso e l’attaccamento emotivo alla tecnologia.

Acronis True Image, la soluzione per i millennial

Controllano i dispositivi più spesso, si identificano maggiormente con i propri sé digitali e si affidano ai dispositivi mobili molto di più rispetto alle altre generazioni.

Per bilanciare l’attaccamento emotivo ai dati che costituiscono le loro vite digitali, devono però agire meglio per proteggere le proprie “case” virtuali dai potenziali intrusi.

Usare la tecnologia per eseguire il backup e il ripristino di foto e dati è un valido sistema per dotarsi di una rete di sicurezza. Acronis True Image consente di archiviare informazioni sugli account dei social media, immagini, documenti, musica e impostazioni del sistema operativo, per poi crearne un backup che consente di ripristinare tutte queste informazioni in tempi rapidi.

Con Acronis True Image i millenial possono sincronizzare tutti i dispositivi nel cloud, inclusi smartphone e tablet, e difendere i propri dati usando l’esclusiva protezione contro il ransomware basata su intelligenza artificiale.