Lo scandalo di Cambridge Analytica ha portato alla luce alcune falle del social network Facebook. In particolar modo, il livello di sicurezza della piattaforma di Mark Zuckerberg è al centro di una ben più ampia discussione sulla privacy.
In un recente articolo del New York Times, si descrive come la dirigenza di Facebook abbia gestito lo scandalo della privacy. Al tempo stesso, si parla di un Zuckerberg infuriato per le critiche ricevute da Tim Cook.
All’apice dello scandalo di Cambridge Analytica, il CEO di Apple Tim Cook sottolineò come l’azienda di Cupertino non abbia mai trafficato nella vita privata di ogni utenti, bensì la privacy è sempre considerata come un diritto umano. Una libertà civile.
Zuckerberg vieta gli smartphone Apple in Facebook
Se da un lato Apple pone da sempre particolare attenzione alla privacy dei propri clienti, dall’altro la reazione di Mark Zuckerberg non fu totalmente pacata. Le critiche di Tim Cook fecero infuriare Zuckerberg al punto tale da oridinare al gruppo direzionale di utilizzare solo smartphone Android. La motivazione era che il sistema operativo di Google ha molti più utenti di quello di Apple, ma dietro a ciò si celava ben altro. Infatti, all’interno della Silicon Valley e negli uffici di Facebook, i prodotti Apple tra cui iPhone sono diffusi tra gli sviluppatori e i top manager.
Non solo, durante l’intervista di Tim Cook rilasciata alla MSNBC a fine marzo di quest’anno, gli intervistatori Chris Hayes e Kara Swisher chiesero che cosa avrebbe fatto il CEO di Apple se fosse stato nei panni di Zuckerberg. La risposta fu breve e secca e accompagnata dalle risate e gli applausi del pubblico: “Non sarei in questa situazione”.
Pochi giorni dopo, Zuckerberg replicò con un’intervista di Vox a Tim Cook utilizzando le seguenti parole:
Trovo questo argomento estremamente superficiale e non del tutto allineato con la verità . Se vuoi creare un servizio che non sia solo per i ricchi devi avere qualcosa che le persone possono permettersi. Penso che sia importante non avere tutti la sindrome di Stoccolma e lasciare che le aziende che lavorano duramente per farti pagare di più ti convincano che in realtà si preoccupino di te mi sembra ridicolo.
Lo scandalo Cambridge Analytica, i messaggi privati rubati a 81 mila utenti e la volontà degli investitori di rimuovere Zuckerberg dalla presidenza sono tutti segnali che hanno acceso un dibattito molto intenso in materia di privacy e sicurezza.
Per maggiori informazioni e dettagli sull’intera vicenda, potete consultare interamente l’articolo del New York Times cliccando di fianco alla voce Fonte presente qui sotto.