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TSMC ferma gli ordini di Huawei dopo il (nuovo) ban USA

Taiwanese Semiconductor Manufacturing Co, il più grande produttore mondiale di semiconduttori (anche noti come SoC o più comunemente chip), ha smesso di ricevere nuovi ordini da Huawei Technologies, tra i suoi maggiori clienti. Secondo Nikkei Asian Review, la decisione è la conseguenza del volersi conformare ai nuovi controlli sulle esportazioni degli Stati Uniti, annunciati venerdì scorso, che hanno lo scopo di rendere più difficile per Huawei ottenere chip prodotti da aziende che hanno sede anche negli States.

TSMC ha il quartier generale a Taiwan ma è evidente che mettersi di traverso nella lotta tra Usa e Cina potrebbe portarla a interrompere del tutto gli affari con clienti negli Stati Uniti

, uno scenario che non può permettersi. Ad ogni modo, gli ordini accettati prima del divieto o già in produzione non saranno bloccati e potranno essere spediti entro il 14 settembre.

Una batosta per la produdzione di SoC evoluti

Huawei, che ad oggi è il principale produttore di apparecchiature per telecomunicazioni a livello globale, è il secondo cliente di TSMC dopo Apple e riceve dal fornitore molte parti hardware per i propri smartphone, inclusi i chip HiSilicon Kirin, presenti in praticamente tutti i recenti telefonini della serie P e Mate. Non a caso, tempo fa, Huawei aveva cominciato a correre ai ripari, spostando parte del proprio approvvigionamento verso aziende terze, come la cinese Smic, che già produce il Kirin 710A, seppur con processi meno evoluti di TSMC. Quest’ultima era sul punto di avviare un procedimento di realizzazione a 5nm, che permette di potenziare i SoC riducendone le dimensioni. Smic è ferma al FinFet a 14 nm.

Le mire espansionistiche di TSMC

Come detto, venerdì il Dipartimento del Commercio degli Stati Uniti oltre ad aver esteso il ban a Huawei, di negoziare con aziende a stelle e strisce fino al prossimo maggio, si era anche impegnato a estendere il blocco spiegando che nessuna industria estera, con una sede anche in territorio americano, avrebbe dovuto collaborare con colossi cinesi, pena sanzioni e divieti di  commercializzazione interna. Lo stesso giorno dell’annuncio del Dipartimento del Commercio, TSMC ha dichiarato che sta aprendo una nuova fonderia di chip avanzata da 12 miliardi di dollari in Arizona con il sostegno dello stato e del governo federale. Una volta aperto, lo stabilimento consentirà a un numero maggiore di clienti americani di fabbricare i propri chip a livello nazionale.

La diatriba Usa-Cina

Questa è l’ultima restrizione che il governo degli Stati Uniti ha lanciato contro Huawei citando problemi di sicurezza

nazionale. Insieme a ZTE, la compagnia di Shenzen è stata identificata come una potenziale minaccia dal Comitato di intelligence della Camera nel 2012. Gli esperti del settore e legali, nel frattempo, pensano che TSMC, pur senza il suo secondo cliente per giro di affari, andrà ancora bene: potrebbe smettere di fabbricare apparecchiature per i cinesi, non vendere chip a Huawei e concentrarsi su clienti esclusivamente occidentali.

Ma c’è chi sostiene che la situazione potrebbe peggiorare, anche perché Taiwanese Semiconductor Manufacturing Co ha delle fabbriche in Cina che, a quel punto, sarebbero osteggiate dal governo di Pechino.

Antonino Caffo

Sono un giornalista freelance, mi occupo di tecnologia a 360 gradi, molto hi-tech ma anche cybersec, IT e innovazione. Su Twitter sono @Connessioni, su Instagram pure. Spesso e volentieri parlo del più e del meno in TV a "Mi Manda Rai 3".

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